“In Italia c’è un incremento di denunce contro i medici, soprattutto penali, del 10% all’anno, per un totale di 40 mila contenziosi all’anno, nettamente al di sopra della media europea”. È quanto sostiene Mauro Dimitri, presidente della Ong World Foundation of Urology che, dati alla mano, spiega come il 90% di queste denunce si concluda con assoluzioni o archiviazioni. Un trend, quello conosciuto sotto il nome di medical malpractice, che negli ultimi anni ha portato all’esplosione della medicina cosiddetta difensiva con i medici che, come forma di autotutela, prescrivono un numero di esami molto maggiori di quanto necessario, con il conseguente aumento della spesa sanitaria globale. “La tendenza a fare causa – aggiunge Dimitri – ha provocato un altro problema molto rilevante: le compagnie di assicurazione non coprono più gli ospedali e neanche i medici. Le assicurazioni non partecipano più alle gare d’appalto organizzate dagli ospedali, lasciando scoperta la struttura, nel caso in cui debbano coprire dei risarcimenti . Gli ambiti ospedalieri nei quali si registra il maggior numero di denunce sono l’ortopedia, l’ostetricia, la chirurgia generale e il Pronto Soccorso. L’Isvap ha permesso in questi anni, da un lato che i medici che lavorano nell’attività privata vedano i loro compensi pagati dopo un anno, un anno e mezzo dalle Assicurazioni dei pazienti, e dall’altro che molte strutture private sono spesso costrette a chiedere alle banche un anticipo sul recupero crediti, per continuare a lavorare perchè anche le strutture private sono pagate dopo un anno e più. Tutto questo, ha fatto lievitare i premi assicurativi RC professionali dei medici a livelli stratosferici: oggi, ed è solo un esempio, un giovane specialista in ginecologia, all’inizio della sua carriera senza ancora aver guadagnato nulla per iniziare la sua attività deve pagare una polizza che si aggira sugli 8-9.000 euro all’anno”.
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